MARCELLO TONOLO & THELONIOUS MONK BIG BAND
Night Over (Caligola Records) 2007
1. Dream
2. Lodger
3. Warm Valley – Bright Mississippi (Medley)
4. Night Over
5. Weill Reflections
MARCELLO TONOLO & THELONIOUS MONK BIG BAND
Night Over (Caligola Records) 2007
1. Dream
2. Lodger
3. Warm Valley – Bright Mississippi (Medley)
4. Night Over
5. Weill Reflections
Maurizio Scomparin, Gastone Bortoloso, Ilic Fenzi, Stefano Mazzucco (tromba) Beppe Calamosca, Toni Costantini, Umberto De Nigris, Matteo Morassut (trombone) Nicola Fazzini, Piergiorgio Caverzan, Michele Polga, Alberto Vianello, Mauro Bordignon (sassofoni) Giuliano Perin (vibrafono) Stefano Bassato (chitarra) Matteo Alfonso (piano) Marc Abrams (contrabbasso) Davide Ragazzoni (batteria) Davide Michieletto (percussioni).
Ospiti: Marco Tamburini, David Boato (tromba), Pietro Tonolo (sax tenore)
Arrangiamenti e direzione di Marcello Tonolo
La Thelonious Monk Big Band è nata nel 1997 all’interno del laboratorio di arrangiamento dell’omonima Scuola di Musica, condotto dal pianista Marcello Tonolo e dal sassofonista Maurizio Caldura. Dopo l’improvvisa e dolorosa morte di Caldura (1959–1998), la conduzione dell’appena costituita big–band è stata presa da Tonolo, che nel 2000 ha dedicato all’amico prematuramente scomparso il primo disco dell’orchestra, «Goofy’s dance» (Caligola 2032). A dieci anni dalla sua fondazione la Thelonious Monk non é più la big–band dei seminari, in cui gli allievi si mescolavano agli insegnanti, ma una formazione ormai professionale, in cui militano i maestri della scuola ed alcuni dei migliori solisti veneti in circolazione. L’orchestra ha lavorato nel 2002 con Carla Bley e Steve Swallow, ed ha poi partecipato, con una lunga medley che mescola Warm Valley di Ellington a Bright Mississippi di Monk (medley presente anche in questo «Night Over»), a «Lester» (Caligola 2054), disco “live” del 2004, che comprendeva varie formazioni venete. Questo nuovo album – che esce a dieci anni dalla nascita ed a sei dalla precedente incisione in studio della big–band – rappresenta un altro passo importante del suo percorso artistico, assegnando all’orchestra veneta un posto di primo piano nel panorama jazzistico del nostro paese. Viene messo in luce finalmente il poliedrico talento di Marcello Tonolo, compositore ed arrangiatore di razza, ma che non ha ancora ottenuto i meritati riconoscimenti. Sono suoi infatti, esclusa la medley naturalmente, gli altri quattro brani del disco, fra cui quello che gli dà il titolo, già apparso tre anni or sono in «Two days in New York» (Caligola 2048), di Marco Tamburini. Gli assoli sono una passerella per i migliori membri dell’orchestra – fra cui val la pena di ricordare almeno i sassofonisti Michele Polga e Nicola Fazzini, il trombonista Beppe Calamosca, il trombettista Ilic Fenzi ed il bassista Marc Abrams – ma anche per i tre illustri ospiti dell’incisione, ovvero Marco Tamburini, David Boato e Pietro Tonolo, autori di soli davvero pregevoli, gli ultimi due presenti addirittura insieme nella suadente ballad d’apertura, Dream.
Come ogni appassionato di jazz sa bene, è in generale ed in particolare per i gusti di ciascuno cosa diversa l’ascolto di musica jazz per grandi insiemi rispetto alle formule con organico numericamente minore; c’è un mare di motivi per cui di fatto si è di fronte quasi a due generi diversi. Cambiano ad esempio notevolmente i rapporti di forza e gli equilibri tra composizione, arrangiamento, esecuzione, e la qualità dei singoli musicisti emerge su piani molto differenti nelle due situazioni. Per big band si è scritto tanto, dal molto classico al fin troppo sperimentale, e dare idee nuove diventa dura. Marcello Tonolo dirige il laboratorio di arrangiamento della scuola di musica che dà il nome all’ensemble, un’orchestra che è passata dal comprendere allievi e maestri in un grande momento di confronto ad essere una realtà di professionisti, ovviamente con la poca notorietà che in Italia (ma anche altrove) si riesce a conquistare con un progetto che per sua natura è indubitabilmente “costoso” (oltre ad essere jazz, roba mediamente difficile da vendere). Struttura dei brani (cioè composizione ed arrangiamenti) viaggiano in modo molto fluido spolverando via da subito quel pregiudizio di pesantezza a cui ci si prepara un po’ quando l’ennesima big band… invece no, buone idee, misura e gusto nel gestire i solisti e i pieni, con un approccio moderno, non per forza ancorato ai passati metodi, ma attento a non stupire a tutti i costi. David Boato, Marco Tamburini e Pietro Tonolo sono gli ospiti di questo riuscito lavoro.