LORENZO CONTE / MICHELE POLGA
featuring DARIO CARNOVALE and PASQUALE FIORE
Big Pulse (Caligola Records) 2026

1) Black Nile (Wayne Shorter)
2) Simone (Frank Foster)
3) Body and Soul (Johnny Green, Edward Heyman)
4) Inner Urge (Joe Henderson)
5) I Remember You (Victor Schertzinger, Johnny Mercer);
6) Darn That Dream (Jimmy Van Heusen, Eddie DeLange)
7) Yes or No (Wayne Shorter)
8) Whims of Chambers (Paul Chambers)

Michele Polga (sax tenore)
Dario Carnovale (piano)
Lorenzo Conte (contrabbasso)
Pasquale Fiore (batteria)

Live recorded at Il Melo Planet Soul, Gallarate (Varese), Italy, on 9th February 2024 by Stefano Cicogna; mixed by Stefano Cicogna and mastered by Michele Polga in 2025

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REVIEWS

Ecco finalmente un album che potrebbe servire come «manuale d’istruzioni» per i giovani jazzisti italiani che volessero debuttare su disco: otto brani – lunghezza media 7-8 minuti come nei Blue Note Records – di standard sia swing sia hardbop, per un quartetto alla Sonny Rollins (oltre i coleader, Carnovale e Fiore), ma che non imita il Maestro né s’impegola in inutili filologismi, bensì interpreta il «repertorio» in maniera classica, originale e creativa. (guido michelone)

Se si vuole ascoltare una bella session di hardbop aggiornato e moderno questo è il disco che fa al caso vostro. Una registrazione live di jazz suonato da musicisti di livello dotati di un interplay perfetto, furore quanto basta e improvvisazione a fiumi. Non a caso il titolo è onomatopeico: Big Pulse. Il repertorio appartiene per la maggior parte ai classici del periodo associati ad una serie di standard autorevoli come Body and SoulI Remember You e Darn That Dream. Una formula perfetta per un concerto live che vede uno dei nostri migliori sassofonisti, Michele Polga, come frontman, Dario Carnovale, pianista colto e duttile alla guida di una sezione ritmica composta dal bravo Lorenzo Conte al contrabbasso e dal vulcanico Pasquale Fiore alla batteria. L’attacco prorompente di Michele Polga apre Black Nile. Sulle note di Shorter si dipana la fitta rete dialogica tra musicisti che sfruttano i momenti improvvisati per dare sfogo alla loro cultura jazzistica. La session prosegue con Simone di Frank Foster. Qui Carnovale instaura un dialogo proficuo con il sax dolce e temperato di Polga. È un brano che mette alla prova la bravura dei quattro, la loro capacità di tenere il tempo e rispettare l’interplay in regime improvvisato. C’è molto di loro nel disco nonostante i pezzi appartengano ad altri. Body and Soul esalta le capacità interpretative di Polga, mai uguale a sè stesso. La melodia è in superfice a ricordare l’immortalità della bellezza ma poi c’è tutto un lavorio nascosto della sezione ritmica che riporta alla luce un carsismo armonico di estrema efficacia. In Inner Urge la palla è affidata a Polga e lui tira fuori il suo lato espressivo più recondito e cupo. Naturalmente anche qui le invenzioni di Carnovale usano la parte melodica per avventurarsi tra i gorghi di note improvvisate ma sempre efficaci. Dopo l’articolata e ruggente Inner Urge arrivano due ballad, I Remember You e Darn That Dream, suonate con eleganza, calore e swing. In entrambe Polga dimostra tutta la sua duttilità nell’affrontare con sensibilità ogni tipo di situazione temporale. La modalità metrica di Yes or Not di Shorter fa capolino nel concerto: una sfida tra sax e pianoforte direzionati dalla spinta e dalla forza instancabile di basso e batteria. È uno spaziare tra la storia di questa musica avendo nelle vene le armonie shorteriane. L’ottima live session termina con un dialogo tra basso e sax. È il preludio a Whims of Chambers, dieci minuti dove succede di tutto in un continuo scontrarsi con il tempo per chi detiene il predominio assoluto dell’invenzione.

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I musicisti di jazz preferiscono di solito fissare la loro musica in studio, utilizzando le più sofisticate tecnologie digitali per perfezionare e correggere i brani registrati. L’editing è una pratica comune che permette loro di pubblicare un lavoro solo quando ne sono pienamente soddisfatti. Tuttavia alcuni dischi dal vivo, pur con inevitabili imperfezioni nella ripresa sonora, riescono a trasmettere le stesse forti emozioni che si provano soltanto durante un concerto particolarmente riuscito. Non ci si deve quindi sorprendere se album come quelli registrati da Bill Evans al Village Vanguard (1961) e da Miles Davis alla Philarmonic Hall (1964) siano considerati delle pietre miliari nella storia del jazz. Questa registrazione, rigorosamente dal vivo, cattura una serata magica di un gruppo solido e affiatato, che trasuda energia da ogni poro. Nonostante alcuni dei suoi componenti siano compositori e leader di progetti originali il gruppo, attivo da qualche anno, ha scelto di eseguire soltanto brani di quel grande Songbook americano, classico e moderno, comune alla maggior parte dei jazzisti. Nessuno dei componenti di questa sorta di Standard Quartet ha bisogno di presentazioni, specie Dario Carnovale e Michele Polga, quest’ultimo considerato da tempo fra i più personali e talentuosi tenorsassofonisti della scena italiana. Un sassofono lucido e profondo il suo, ma allo stesso tempo morbido e suadente, che flirta con la tradizione in splendide ballad come Body and Soul e Darn That Dream. Non è forse un caso che ben quattro degli otto brani scelti per questa vibrante esibizione siano stati composti da tre maestri del sax tenore come Wayne Shorter (decisamente riuscite le versioni sia di Black Nile, brano d’apertura che è un po’ il manifesto dell’album, che della modale Yes or No), Joe Henderson e Frank Foster. Michele Polga, Dario Carnovale, Pasquale Fiore e Lorenzo Conte – che rende a sua volta omaggio a Paul Chambers, gigante del contrabbasso, suo modello e fonte d’ispirazione, con una coinvolgente versione di Whims of Chambers – suonano con un grande senso dell’equilibrio, un invidiabile interplay e la giusta dose di furia espressiva. Un vero e proprio «Big Pulse», come opportunamente recita il titolo.

“Big Pulse” è il nuovo album firmato Lorenzo Conte e Michele Polga, entrambi musicisti di lungo corso e autorevoli interpreti del jazz italiano.
In compagnia di Dario Carnovale (pianoforte) e Pasquale Fiore (batteria), Conte (contrabbasso) e Polga (sassofono) hanno registrato dal vivo alcuni brani della tradizione statunitense del genere, senza ricorrere a lavori di post-produzione e scegliendo un approccio diretto ed essenziale, in grado di esaltare la componente più emotiva del sound.
Il disco si apre con l’interpretazione di “Black Nile”, da considerarsi un po’ il manifesto dell’album, che porta la firma originale di Wayne Shorter, un gigante dello strumento, qui presente anche con la modale “Yes or No”.
La chiusura è affidata a “Whims of Chambers”, omaggio di Lorenzo Conte a un maestro del contrabbasso come Paul Chambers, in una esecuzione coinvolgente ed equilibrata, che esprime la qualità dell’interplay dei quattro musicisti.
Nel mezzo, invece, troviamo ballad tradizionali come “Body and Soul”, standard jazz reso celebre da Coleman Hawkins nel 1939, e “Darn That Dream”, brano la cui musica è stata composta nello stesso anno da Jimmy Van Heusen, ma c’è spazio anche per altri autorevoli interpreti del sax e del genere come Joe Henderson e Frank Foster.
“Big Pulse” non faticherà a scaldare i cuori degli amanti italiani del jazz e rappresenta una grande opportunità di riscoperta di alcuni classici della tradizione attraverso l’interpretazione di un quartetto di enorme qualità. (Piergiuseppe Lippolis)

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“…Se il jazz contemporaneo rischia talvolta di smarrire la propria urgenza espressiva nell’ossessione per la perfezione sonora, lavori come questo ricordano quanto sia essenziale il gesto, la tensione creativa, l’imprevisto che accade solo nel momento…”

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