MICHELE POLGA
Clouds Over Me (Caligola Records) 2011

1. Noise of the universe
2. Clouds over me
3. Have a look
4. Corner
5. Walls on life
6. Don’t call
7. Francesco
8. Noise of the universe 2

Michele Polga – tenor sax, programming
Paolo Birro – piano
Stefano Senni – double bass
Walter Paoli – drums

All compositions by Michele Polga

REVIEWS

La Caligola Records pubblica il secondo capitolo (dopo Movin’ House) della discografia da leader del tenorsassofonista Michele Polga, che ha saputo mettere insieme un bel nucleo di brani originali per questo Clouds Over Me.
Nel complesso un album appagante, suonato con molto gusto e con spiccato senso dell’equilibrio ritmico/melodico. Caratteristiche che si evidenziano già nelle prime tracce di questo lavoro, con le movenze spumeggianti di “Noise of the Universe,” giocata sulla ripetizione di una melodia semplice ma efficace, e le eleganti movenze della title track, dove si ascolta un bel solo del pianista Paolo Birro. Non sono da meno gli altri brani in scaletta, dove il leader spesso impone un codice al quale allinearsi, ottenendo un forte senso di identificazione, di conoscibilità immediata, senza ammiccamenti e parole dette a mezza bocca.

Polga, inoltre, mostra un sapiente approccio allo strumento, una padronanza lessicale di valore certo e una forte dose di espressività. Qualità che gestisce con grande naturalezza, senza eccedere nei momenti che piacevolmente si ritaglia, e non invadendo gli spazi degli altri musicisti.

Clouds Over Me si risolve in meno di un’ora lasciando all’ascoltatore un bel ricordo di sé, grazie a un mood ispirato, eccitante. Peccato solo per la rilettura conclusiva di “Noise of the Universe,” condita eccessivamente con sapori elettronici, e dunque snaturata della sua vera essenza.

Jazz dal Veneto, una delle regioni più attive in Italia per presenza di festival, etichette, eventi e musicisti di alta qualità. Nel quartetto formato da Michele Polga al sax, Paolo Birro al piano, Stefano Senni al basso e Walter Paoli alla batteria per questo Clouds Over Me, troviamo soprattutto dei buoni professionisti del jazz (tutti o quasi già abbastanza conosciuti) capaci di accompagnarsi efficacemente, ma anche delle buone composizioni frutto della creatività di Michele Polga, a capo del progetto con il suo sax tenore. Dotato di un suono pieno e a tratti dilatato nelle note più significative, capace di coinvolgere soprattutto sui tempi più larghi e pensosi (come nel brano del titolo) Polga mostra una piena padronanza del suo strumento e forte comunicativa nella cantabilità dei suoi intensi brani. Durante i quali si mette ripetutamente in evidenza anche la maestria di Paolo Birro, un pianista eccellente che non si limita all’accompagnamento, riuscendo da par suo a lasciare l’impronta su alcuni brani con inserti solistici brillanti e talvolta intensamente lirici, mantenendo comunque alta l’intensità ritmica di un repertorio che viaggia su coordinate abbastanza sostenute. E in questo Birro e Polga sono bravi, nell’interpretazione di ruoli e momenti solistici che li chiamano al proscenio, ma anche nel creare il giusto contatto (soprattutto il pianoforte) con una sezione ritmica tutt’altro che prevedibile e capace di repentini cambi di tempo e fughe solistiche (Walls In Life). La bontà dei singoli e l’eccellente lavoro di gruppo danno un risultato finale che sembra soddisfacente ed invoglia a riscoprire e ritrovare il quartetto in una prossima prova altrettanto convincente.

Dick Oatts ben introduce nelle note al disco la figura e l’arte di Michele Polga. C’è da dire che il musicista americano ha pienamente ragione quando riconosce nel nostro sassofonista sviluppate e meritorie capacità sia nel suonare lo strumento che nel comporre partiture moderne ed efficaci. Clouds Over Me è il secondo disco di Polga ma il suo approccio con la “materia musicale” è da consumato veterano che guida i suoi partner con magistrale perizia tra le sua otto ed originali composizioni. C’è da aggiungere che Paolo Birro al pianoforte è un efficace contraltare e nel contempo un fine cesellatore di note e lo fa attraverso un pianismo di classe e mai ovvio. Poi Senni al contrabbasso e Paoli alla batteria fanno il resto, garantendo ai due corposità, affidabilità ed estro. Il tema un po’ civettuolo ma efficace di Noise of the universe apre e chiude il disco. Alcune varianti elettroniche ne condizionano e differenziano il pezzo finale da quello iniziale. La seconda traccia, che fa da title track, è un moderno e riflessivo pezzo di jazz. Sugli scudi c’è il piano di Birro, che pesca nella tradizione ma lo fa con piglio contemporaneo. Il sax di Polga è li che racconta la sua storia con determinazione, forza e profondità. In Have a Look una pretestuosa ed accattivante melodia fa da struttura alle improvvisazioni di sax ed ai contraccolpi pianistici di Birro. Polga si sa destreggiare molto bene tra i rivoli della tradizione senza accademismi o imitazioni, usando l’arma dell’improvvisazione e avvicinandosi ai brani con sorprendente e spontanea ingenuità, da equilibrista del pentagramma. La sua musica è divertimento e passione, e la riprova la si trova in pezzi come CornerWalls in LifeDon’t Call e nel personale ed intimo Francesco, una ballad fortemente poetica.

Fresco, pulsante e ricco di feeling: si presenta così questa recente produzione discografica del sassofonista Michele Polga, accompagnata dalle note di copertina redatte dal celebre Dick Oatts, lusinghiere a dismisura nei confronti del nostro al quale riconosce qualità compositive e strumentali di alto livello. Ed in effetti gli elogi di Oatts risultano pienamente meritati perchè Polga si dimostra fine compositore nelle otto tracce incluse in questa seconda esperienza in studio, peraltro eseguite in modo eccellente grazie al coinvolgimento di tre musicisti quali: Paolo Birro al pianoforte, Stefano Senni al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria.

 

Strutture classicamente jazz, ricche di una spiccata cantabilità e rese magnificamente vive dal sax tenore del leader e dal raffinato pianismo di Birro che la ritmica della coppia Senni-Paoli rinvigorisce aggiungendo nel contempo consistenza e fantasia.

L‘apertura e la chiusura della selezione sono affidate allo stesso brano “Noise of the universe“, contraddistinto da una frase melodica accattivante che desta immediatamente curiosità mentre a differenziare le due versioni sono gli inserti elettronici presenti nella seconda. Il resto dei brani conferma e delinea chiaramente il lessico jazzistico di Polga sicuramente stretto tra i cordoli della tradizione ma intriso di spontaneità e di un umore gioioso che trabocca dalle note del suo tenore. Ne è una riprova “Have a Look” dove ritroviamo ancora una frase melodica farsi luce tra gli splendidi contrappunti di Birro per poi liberarsi attraverso un esercizio improvvisativo fortemente espressivo e molto soul.

Da citare anche la splendida e toccante parentesi intimistica di “Francesco” – dedicata allo zio – che Polga lascia eseguire a Birro in totale solitudine.

Rassicurante, equilibrato e fortemente intriso di un magico interplay.